MIO CARO VECCHIO TI SONO GRATO E TI SEPPELLISCO, E SULLE TUE CENERI RICOSTRISCO

MIO CARO VECCHIO TI SONO GRATO E TI SEPPELLISCO, E SULLE TUE CENERI RICOSTRUISCO...

mercoledì 18 giugno 2014

ART.53 COSTITUZIONE - CRITICA E PROPOSTA DI UN NUOVO SISTEMA FISCALE





Art. 53
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.


Questo banale, innocuo, spesso acriticamente accettato articolo è la base ed il fondamento di alcuni dei peggiori crimini che dallo Stato possano essere perpetrati nel confronto degli individui.

Lo Stato  moderno si basa essenzialmente su principi come questo per estorcere legalmente ai suoi cittadini quanto denaro vuole, nei tempi che vuole, con le modalità che vuole.



In Italia è presente una  martellante propaganda, volta a presentare questa estorsione come un sacro dovere del cittadino e come criminale chi cerchi con mezzi illegali di pagare meno di quanto lo Stato pretenda, cioè l'evasore fiscale, mentre in realtà è vero il contrario.

La conclusione è che, in molti Stati moderni, i cittadini devono lavorare per oltre sei mesi all'anno solo per pagare le imposte pretese dallo Stato. Sono cioè schiavi per oltre metà del loro tempo. Raramente, anche nell'antichità, l'oppressione statale è arrivata a tali livelli di esosa criminalità.



Ci si può chiedere se lo Stato abbia o no il diritto di imporre tasse ai cittadini per pagare le spese dell'amministrazione statale e locale, della polizia, dell'esercito e della magistratura.

Il problema è di delicata soluzione.

Infatti, è corretto sostenere che la difesa verso i nemici della giustizia, interni ed esterni, rappresenta un servizio che viene offerto a tutti i cittadini, indipendentemente dal fatto che lo vogliano.

E' pertanto un servizio non separabile, definito come un servizio che non può essere accettato da una parte della popolazione e rifiutato dall'altra, senza che quest'ultima parte ne goda ugualmente (o almeno sia molto difficile impedirlo).

Come tale, non sembrerebbe sbagliato che tutti coloro i quali ne traggano beneficio siano tenuti a rimborsarne le spese, in proporzione ai costi sostenuti per ciascuno.

Se i benefici fossero principalmente economici, ciò potrebbe essere raggiunto con un'imposta percentuale non progressiva sui beni venduti nello Stato, come l'Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) ad aliquota unica.
Se invece i benefici fossero principalmente personali, la ripartizione delle spese dovrebbe essere identica per ciascuno, indipendentemente dal reddito.

Nessuno, compreso lo Stato, ha il diritto di disporre dei beni altrui. Dunque nessuno, neppure lo Stato, può imporre tasse per finanziare tali spese, corrispondenti a servizi non richiesti.

Dobbiamo pertanto cercare un sistema alternativo. Esso potrebbe consistere nell'inviare a tutti una richiesta di pagamento della quota di spese annue sostenute dallo Stato per amministrazione, polizia, esercito e magistratura, lasciandone il pagamento al senso civico dei cittadini.

Questa formulazione, al contrario della precedente, è sicuramente coerente, ma potrebbe comportare il collasso dell'apparato statale, se troppi cittadini non versassero alcunché. Ciò sarebbe ancora giusto, ma si aprirebbe la strada all'instaurazione del potere di bande violente che taglieggerebbero gli uomini onesti, come l'esperienza storica ci dimostra essere avvenuto ovunque. Ne conseguirebbe fatalmente l'instaurazione di uno Stato oppressivo forse più di quello che intendiamo combattere.

L'anarchia, nella sua idea fondamentale di assoluta libertà individuale e di spontaneo rispetto reciproco, è tra le più belle utopie mai ipotizzate, ma ha il difetto di non aver mai funzionato. Purtroppo. Altrimenti non ci sarebbe alcun bisogno di leggi.

Se si ammette il principio per cui ogni uomo sia libero (e lo è!) di negare il proprio contributo economico ad amministrazione dello Stato, polizia, esercito e magistratura, ne consegue che egli dovrebbe rinunciare ai benefici che tali servizi comportano.

E' più facile a dirsi che a farsi. Ma cerchiamo di capirne le conseguenze.

Egli non avrebbe alcun diritto di chiamare la polizia, se aggredito o derubato, né adire la magistratura per difendere i suoi diritti, né votare per determinare l'andamento dell'amministrazione locale e statale, né essere difeso dall'esercito nel caso di un'invasione straniera . Potrebbe contare solo sulle sue forze, o su quelle dei suoi amici.

Pensiamo, ad esempio, ad un commerciante che non paghi per i servizi non separabili. Di fronte ad una rapina sarebbe solo. Non potrebbe avvertire la polizia, né sperare in una condanna per i rapinatori.
Un consumatore che non li paghi e che venga intossicato da alimenti vendutigli come buoni non potrebbe rifarsi sul disonesto che glieli ha propinati, denunciandolo per farsi indennizzare i danni.
Un imprenditore che non li paghi non potrebbe fidarsi a stipulare contratti con un altro soggetto come lui, perché non esisterebbe una magistratura che ne facesse rispettare i termini.

Ciò dovrebbe far riflettere molti. Infatti rinunciare a questi servizi comporta numerosi e gravi pericoli. E' presumibile che, esattamente come molte persone di buon senso preferiscono pagare un'assicurazione per tutelarsi dai rischi di incendio, grandine, furto, malattia, vecchiaia, morte etc, sebbene nessuno li obblighi, così esse sarebbero disposte a tutelarsi anche legalmente ed amministrativamente, pagando questi servizi allo Stato.

Dunque non si tratta soltanto di sperare nel senso civico citato sopra, perché ciò, conoscendo gli italiani, farebbe tremare <<le vene e i polsi>>. Possiamo invece sperare che molti si rendano conto che è nel loro interesse godere di questi servizi e pagarli. E, quando si tratta del proprio interesse, gli italiani sanno dimostrare un grande senso civico...


Al contrario, chi contribuisse volontariamente a tali spese dovrebbe avere il diritto di goderne i benefici e di determinarne l'amministrazione (che non spetta a chi non versa niente), magari in misura proporzionale ai contributi versati

L'unica avvertenza è che, essendo gli uomini spesso <<di dura cervice>>, anche per capire quali sono i propri interessi, è meglio che il processo di passaggio dal pagamento coatto a quello facoltativo dei servizi non separabili avvenga con cautela e gradualità.

Pertanto la prudenza ci consiglia di suggerire che, almeno in un primo momento, sia ancora possibile per lo Stato richiedere il rimborso delle sole spese di amministrazione, polizia, esercito e magistratura, dividendole tra i cittadini in proporzione ai costi individuali sostenuti, ma tenendo chiaro in mente l'obbiettivo a lungo termine, cioè quello di abrogare gradualmente tale obbligo. Un tempo ragionevole potrebbe essere pari a dieci anni.

Nuovo art. 53
Nessuno può essere costretto a pagare alcunché allo Stato, se non come rimborso per le spese a lui relative, legate ai servizi statali da lui esplicitamente richiesti.
Qualsiasi legge in contrasto con questa disposizione rappresenta un crimine contro l'umanità ed i suoi responsabili vanno condannati come ladri ad indennizzare le loro vittime
Fanno eccezione i servizi non separabili, come amministrazione locale e statale, polizia, esercito e magistratura, per i quali ciascuno deve rimborsare la quota di spese sostenute per lui, anche se non li ha richiesti. Questo obbligo sarà gradualmente eliminato entro dieci anni dall'entrata in vigore della costituzione.

Articolo tratto da 
L'anticostituzione di Marcello Gardani

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